#SENZAGIRIDIBOA

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Sentirsi complete (anche) senza figli

Di Simona Berterame

Ho ascoltato più volte il monologo di Chiara Francini (recuperandolo ovviamente solo oggi visto che è andato in scena ahimè a notte fonda) perché, pur trovandolo fortissimo ed emozionante, c’era qualcosa che non mi tornava.

«Quando qualcuna ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata c’è come qualcosa che ti esplode dentro. Un buco che ti si apre, in mezzo agli organi vitali, una specie di paura, stordimento, e, mentre accade tutto questo, tu devi festeggiare, perché la gente incinta è violenta e vuole solo essere festeggiata. E non c’è spazio per il tuo dolore, per la tua solitudine».

Ho cercato di ritrovarmi in quelle parole ripensando alla mia reazione quando l’ennesima amica mi comunica di aspettare un bambino. Ha ragione Chiara quando dice che ci si sente circondati da passeggini e culle ovunque, le persone intorno a te sfornano figli e tu osservi da lontano un mondo che ti sembra così distante dal tuo. Poi finalmente ho capito. Io non provo nessun tipo di dolore guardando gli altri mettere al mondo un figlio. Il tema portato sul palco dalla Francini è sacrosanto (ripeto magari mandarlo in onda ad un orario decente avrebbe reso più giustizia alle sue parole) ma è solo una faccia della medaglia. Ci sono tante donne che si trovano a dover scegliere tra la famiglia e la carriera, donne che non possono avere figli e dopo anni di tentativi si arrendono. E si sentono incomplete, la nostra società le fa sentire sbagliate perché se non sei mamma sei un po’ meno donna. Ed ecco che arrivano i sensi di colpa, la rabbia per non essere riuscita a tenere insieme tutto e aver invece rinunciato ad un tassello importante della propria vita. Ma ci sono anche donne che questi benedetti figli non li vogliono, magari hanno un bel lavoro, un compagno di vita ma stanno semplicemente bene così. E meriterebbero un momento di riflessione anche loro, le non mamme per scelta che devono sentirsi sempre  giudicate e quasi compatite. 

«Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che va bene così, ma da qualche parte, dentro di me, c’è questa voce, esiste, e io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata». Conclude così Chiara il suo monologo e mi viene da dire, non sentiamoci donne di merda perché va bene così, va bene anche così.

 

 

 

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