#SENZAGIRIDIBOA

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Sturgeon, lascia. Donne e potere: che succede?

Di Chiara M. Gargioli

La premier scozzese Nicola Sturgeon, dopo 8 anni, lascia il suo posto:

È il lavoro più bello del mondo, ma anche molto difficile, anzi il più difficile. Non hai praticamente privacy, lavori 24 ore al giorno, non puoi prendere nemmeno un caffé con gli amici. Essere prima ministra ha avuto un profondo impatto fisico e mentale su di me. Sono un essere umano. E la politica è brutale”.

Con queste parole, a meno di un mese da Jacinda Ardern, premier neozelandese, un’altra donna in un ruolo di potere dice “basta!” Un episodio che ci obbliga a una riflessione. Se la Ardern aveva ammesso di “non avere più benzina“, la Sturgeon si definisce un “essere umano” e parla della politica definendola “brutale” , lei che per prima ha rivestito il ruolo di First Lady in Scozia ed è stata la più longeva nel mantenerlo: ben 8 anni. Lei che voleva vedere la sua Scozia indipendente e non ci è riuscita.

Cosa non sta funzionando? Cosa manca alle donne per rimanere al passo degli uomini?

Dal mio punto di vista assolutamente nulla, se ci riferiamo alla sfera delle capacità e della preparazione ma il potere è maschio. Il sistema di potere è strutturato per gli uomini. Le donne possono anche rompere i soffitti di cristallo ma se poi non sono messe nella condizione di lavorare nei ritmi e nelle modalità più consone al loro ritmo fisiologico, il risultato non cambia, perché sempre un uomo prenderà il loro posto.

La notizia della Sturgeon mi ha anche fatto riflettere su una capacità tutta femminile: quella di rinunciare al proprio ruolo di potere in un’ottica di benessere fisico e mentale. In nome di qualcosa he va oltre il lavoro e si chiama vita:

Non hai privacy. Lavori 24 ore al giorno, non puoi prendere nemmeno un caffè con gli amici

Avrei voluto commentare con più gioia la notizia di Margherita Cassano, prima donna a guidare la Corte di Cassazione l’organo supremo della Giustizia italiana, eppure l’ennesimo abbandono di una leader donna da un ruolo di potere mi ha rattristato. Oggi le principali testate nazionali italiane titolavano così la notizia della Sturgeon:

“Stanchezza o obiettivi falliti? L’addio a sorpresa di Sturgeon” (Corriere della Sera)

“Scozia annuncio shock. Sturgeon si dimette “la Politica è brutale” “ (La Repubblica)

“La Resa di Sturgeon” (La Stampa)

E mi fermo qui, per non fare di questa riflessione un elenco di titoli. Perché riporto questi esempi? Perché è evidente che la comunicazione ha un ruolo fondamentale nel racconto delle notizie e quelle che riguardano le donne mi interessano molto. I titoli sopra non mi piacciono. Insinuano il dubbio, alludono alla stanchezza come a un pretesto. Ci fanno intendere che la Sturgeon ha mollato per incapacità e non solo, che è anche una bugiarda. Mi riferisco al primo titolo.

Nel secondo titolo si usa la parola shock ossia, secondo la Treccani, s. ingl. [propr. «urto, scossa violenta», dal v. (toshock «percuotere», che a sua volta è dal fr. choquer, prob. di origine oland.] (pl. shocks 〈šòks〉), usato in ital. al masch. – 1. a. Stimolo intenso, di natura fisica o psichica; per estens., impressione violenta e improvvisa, trauma psichico.

La notizia di una Premier stanca, di una premier infelice è data come qualcosa di assurdo, impossibile. Qualcosa che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare, come se non fosse plausibile. Nel terzo e ultimo titolo poi ci superiamo. Si parla addirittura di resa. Le parole sono importanti. La résa , sempre citando la Treccani, è un sostantivo femminile [der. di rendere, part. pass. reso]. – 1. L’azione, il fatto di arrendersi, come cessazione di ogni resistenza di fronte al nemico: intimare, accettare la r.

Arrendersi dunque, una parola che rimanda alla mancanza di forza, di coraggio, di volontà. La resa è una debolezza. La resa è un sostantivo femminile che in questo contesto non umanizza ma giudica.

Con queste premesse è facile capire che il lettore possa vedere nella scelta della premier scozzese, non solo una sconfitta ma una incapacità di poter gestire una situazione di leadership. Nessuno si sarebbe aspettato un titolo:

“Scozia, la premier Sturgeon rifiuta il modello h24 e sceglie di vivere”.

Lo so, un titolo fantastico, chissà che un giorno non lo si riesca a leggere davvero. Intanto, però, dato che a me le brutte notizie non mi piacciono molto, voglio finire questa mia riflessione con un’altra notizia che poco ha avuto risalto sui nostri media. Lo scorso 8 febbraio la spagnola Ana Peláez Narváez è stata nominata alla Presidenza del Comitato ONU CEDAW, organismo composto da ventitré esperti indipendenti, che verifica l’attuazione della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna. Ana Peláez Narváez è una donna non vedente, ecco perché solo le riviste di settore si sono occupate della notizia: donna e disabile, discriminata due volte. Eppure lei continua imperterrita la sua corsa.

A tutte le Ana, a tutte noi, che non molliamo semplicemente non ci pieghiamo a un sistema “brutale“.